Due parole su FUN di Paolo Bacilieri e La grande guerra di Joe Sacco
A prima vista, la storia del cruciverba non sembra un argomento particolarmente indicato per un graphic novel. E invece FUN, l’ultima fatica di Paolo Bacilieri, è un lavoro estremamente godibile, che realizza pienamente la promessa del titolo. Come suo solito, il fumettista veronese intreccia più livelli narrativi, alternando l’interessante racconto della nascita e della vertiginosa diffusione delle crosswords (divenuta vera e propria madness negli anni ’20) con le piccole avventure milanesi di Zeno Porno, l’alter ego dell’autore già protagonista del fumetto omonimo e de La magnifica desolazione. Le bellissime tavole di Bacilieri raggiungono livelli artistici eccezionali soprattutto nelle minuziose panoramiche della New York di primo Novecento, un periodo storico evidentemente caro all’autore, che nella delicata biografia a fumetti Sweet Salgari ha ricostruito con altrettanta maestria la vecchia Torino.
Tra i molteplici temi proposti dal libro c’è la riflessione sulla parentela stretta, anche se non immediatamente evidente, tra fumetto e cruciverba, due forme di intrattenimento ultra-popolari nate sulle pagine dello stesso quotidiano (il New York World) e accomunate dalla divisione in riquadri dello spazio. [E qui il termine “popolare” va inteso in una doppia accezione, che indica sia il suo enorme successo sia la sua destinazione ad un pubblico non selezionato]. Bacilieri propone una suggestiva ipotesi “ambientale” sulla nascita di queste modalità espressive, facendo sottilmente notare che esse nascono a New York, città di grattacieli e quindi città geometrica, a quadretti (“dove, se non qui … in questa città?). Visti i risultati raggiunti da FUN, non resta che aspettarne il seguito, già in lavorazione con il titolo provvisorio di MORE FUN.
Nelle ultime settimane è stata pubblicata l’edizione italiana di un’altra opera straordinaria, La grande guerra di Joe Sacco. In occasione del centesimo anniversario dell’inizio del primo conflitto mondiale, l’autore maltese – noto al grande pubblico per i suoi magistrali reportage sulla Palestina – rivoluziona il suo modo di raccontare. Ispirandosi ai racconti continui degli arazzi medievali (modello principale è il celebre arazzo di Bayeux), Sacco crea un oggetto singolarissimo, una lunghissima striscia in bianco e nero (di ben 7 metri) che racconta il primo giorno della battaglia della Somme (1 luglio 1916), uno dei massacri più tremendi di tutta la guerra. L’illustrazione è accompagnata, a parte, da un saggio descrittivo dello storico americano Adam Hochschild.
L’opera scardina quasi tutti gli elementi-base tipici del medium-fumetto, sfondando le barriere tra le vignette e rinunciando ai dialoghi nei tradizionali balloon. Si tratta di una dimostrazione della straripante vitalità del linguaggio fumettistico, che oggi non trova, a mio parere, paragoni in altre forme letterarie. “L’unica forma d’arte figlia del nostro tempo”, per dirla con una felice definizione di Goffredo Fofi, continua ad offrirci una sorprendente ricchezza di soluzioni narrative e strutturali: il medium che a lungo è stato additato come ripetitivo e stereotipato (il termine “fumettone” è ancora oggi usato con accezione negativa) è attualmente il più innovativo. Di fronte al lavoro di Sacco il lettore si trova spaesato per l’assenza degli usuali punti di riferimento, ma da questo disorientamento nasce una libertà di lettura totale, che permette di concentrarsi su sezioni di disegno scelte autonomamente. Quasi facendo da contraltare all’opera di Bacilieri, che ragiona sui significati della griglia geometrica e sulla natura stessa del fumetto, Sacco realizza un “fumettone” (nel senso delle dimensioni) letteralmente fuori dagli schemi.
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