«Per entrare nell’alta società oggi bisogna saper pascere la gente, o saperla divertire, o scandalizzarla;
non occorre altro».
Oscar Wilde
L’abito fa il monaco, le aspettative contano e, specie nel mondo là fuori, la prima impressione è quella che conta. Innegabile.
Che sia un colloquio di lavoro o un appuntamento galante, tutti lavoriamo sodo per dare una buona impressione, perché signori miei, che lo ammettiate o no, le aspettative contano, e sarà anche una verità scomoda, ma è pur sempre una nuda e cruda verità.
Potrei citare qualche massima di Oscar Wilde, ma una delle storie che più mi affascinano e che ritengo geniali per spiegare il perché le aspettative contano, è quella proposta da Jhon Maynard Keynes, a.k.a il padre della macroeconomia, nella sua opera “Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta” (1936), in cui l’autore si avvale dell’analogia del beauty contest per spiegare il comportamento di agenti razionali all’interno di un mercato efficiente.
Da poco si è tenuta una delle sfilate-evento dell’anno, una di quelle serate in cui chi conta qualcosa nel firmamento della moda non può mancare, ovvero la sfilata annuale degli angeli di Victoria’s Secret. Devo ammettere che non ho mai prestato molta attenzione a questo evento, un po’ per il luogo comune della mercificazione del corpo della donna, un po’ perché credevo fosse una versione un po’ più uptown-girl di Veline …
Ebbene, devo dire che è stata una rivelazione. La sfilata non è per nulla volgare, e anzi è un connubio perfetto fra moda, entertainment e alta classe.
Ma tornando a noi. Immaginiamo che una rivista indica un concorso tale per cui ai partecipanti viene chiesto di scegliere le 5 modelle più belle fra gli angeli che sfilano in lingerie. Coloro che scelgono la modella di maggior gradimento, ovvero colei che riceve più voti in assoluto, vincono un premio in denaro.
La scelta è ardua.
Il concorrente medio molto probabilmente esaminerà una dopo l’altra le modelle scegliendo quelle che ritiene più belle, uno più astuto invece voterà non quelle che lui ritiene le più belle, ma bensì quelle che ritiene verranno votate dagli altri concorrenti.
Se anzichè gli angeli di Victoria’s Secret consideriamo dei titoli e invece di partecipanti degli investitori, l’analogia proposta da Keynes appare chiara.
Un investitore che deve scegliere fra una rosa illimitata di titoli non deve scegliere quello che lui ritiene sia il titolo migliore, ma quello che si aspetta venga ritenuto migliore dagli altri.
In altre parole, se prevedi l’andamento del mercato, vinci.
Purtroppo è una cosa più facile a dirsi che a farsi, poiché non di rado il meccanismo porta a distorsioni nel sistema che portano a conseguenze gravi quali bolle speculative.
La scelta di un portafogli titoli non è l’unica applicazione pratica delle aspettative, che anzi all’interno di una realtà complessa quale la nostra, possono rivelarsi uno strumento tanto delicato quanto potente, tanto da diventare uno degli strumenti cardine della politica monetaria.
Tuttavia, dal momento che non tutti siamo dei banchieri centrali e tanto meno dobbiamo gestire titoli in portafoglio, meglio abbassare la guardia e dedicarci a chi di aspettative nei nostri confronti chiude un occhio.
Si dice che durante le feste di Natale siamo tutti un po’ più buoni, probabilmente è perché abbiamo la fortuna di essere circondati da chi ci vuole bene e ci apprezza in modo sincero e genuino, senza aspettative, perché fortunatamente, nelle relazioni importanti, le aspettative non contano.
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