Agosto 2014. Mentre sfogliavo alcune guide turistiche per il mio viaggio a Parigi ho trovato un posto, una libreria precisamente, che ha subito catturato la mia attenzione ed era descritta come un luogo magico, un must per chi è un bookeater come me, assolutamente da visitare e la scrittrice la proponeva tra i suoi posti del cuore. Così ho deciso di inserirla nella mia “to do list”.
Ah quasi dimenticavo il nome di questa attrazione a dir poco strepitosa. Si chiama Shakespeare and Company. Ma non c’entra nulla con il famoso scrittore, sia chiaro.
Per prima cosa ho cliccato subito su internet in cerca della storia e delle recensioni per capire se effettivamente era una libreria che meritava di essere visitata oppure una come tutte le altre.
E ciò che ho trovato è quanto segue:
Storicamente Shakespeare & Co. era situata al numero 12 di rue de l’Odèon e la titolare era l’americana Sylvia Beach, arrivata a Parigi tra la prima e la seconda guerra mondiale.
La sua piccola libreria era frequentatissima da numerosissimi autori tra i quali Ernest Emingway, Ezra Pound, F. S. Fizgerald e James Joyce. Era un bookshop di alto livello che rifletteva i gusti della proprietaria e al suo interno faceva circolare vari testi proibiti in Inghilterra e negli Stati Uniti, come “L’amante di Lady Chatterley” e “L’Ulisse”.
Nel 1941 la libreria venne chiusa dopo l’occupazione nazista della città, ma c’è chi dice che la Beach si rifiutò di consegnare a un ufficiale tedesco l’ultima copia di “Finnegans Wake”, un’opera di Joyce uscita nel 1939.
Un simil negozio nacque nel 1951 grazie all’americano George Whitman sulla rive gauche della Senna al numero 37 di rue de la Buocherie. George trasformò questo piccolo bookshop in un punto di incontro di molti scrittori e tra le attività c’erano il Sunday Tea e i readings di poesia.
Oggi la libreria è gestita dalla figlia Sylvia che ha voluto adattarla ai tempi moderni ma rispettando l’originaria tradizione. Da qualche anno ha creato il festival letterario biennale Festival and co. ospitando scrittori sempre diversi.
Inoltre è stata proclamata come una delle ventisette librerie più belle del mondo. Un premio più che meritato aggiungerei.
Appena entrata ho avuto l’impressione di essere in un’altra epoca, forse negli anni venti o trenta; c’erano molte persone intente a cercare un libro o semplicemente consultarlo. I muri erano scuri quasi neri e le luci benché soffuse erano accese ovunque. I libri erano posizionati fino al soffitto.
Al secondo piano si trovavano i libri antichi e usati; in ogni angolo vi erano delle vecchie macchine da scrivere e alla fine del corridoio una piccola finestra da cui si poteva ammirare la Senna.
Scesa al pian terreno decisi di acquistare un libro, uno di Hemingway precisamente, particolare frequentatore della “librarie”, in ricordo della mia visita. A rendere ancora più favoloso questo fantastico posto è il timbro, simbolo della libreria che viene apposto su ogni libro all’atto del pagamento.
Quindi che aspettate?
Se vi trovate a Parigi o state pianificando un weekend nella “città dell’amore” segnatevi in agenda rue de la Boucherie n. 37, non ve ne pentirete!
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