L’Oriente che acquista l’Occidente Europeo, se ne sente parlare spesso e accade ormai da tanti anni. Negozi, aziende e fabbriche non si fanno mancare quasi niente. Dal mio punto di vista sono interessanti due casi: mercato automobilistico e mercato smartphone. Qui tratterò l’aspetto automobilistico della questione parlando soprattutto di SAAB.
Il mercato automobilistico orientale (qui ci riferiremo al mercato cinese e a quello indiano) è giovane, essendo cresciuto il numero di auto vendute solo nell’ultimo decennio. Le prime auto cinesi, erano costruite su telai e alcune proprio con catene di montaggio, di auto europee ormai non più prodotte perché troppo vecchie oppure erano dei cloni estetici delle auto più in voga del periodo. Col passare del tempo hanno acquisito, spesso comprando da altri costruttori, le attrezzature e il know-how per costruire auto di livello adeguato anche per mercati extranazionali. Diversamente, invece, hanno fatto altre aziende, che forti dei loro mezzi economici hanno acquistato direttamente case automobilistiche europee, come è capitato a Volvo, SAAB e a Jaguar e Land Rover.
Mentre per la Volvo e il gruppo britannico Jaguar-Land Rover, acquistata dai cinesi di Geely la prima e dagli indiani di Tata le seconde, le cose sono andate bene, essendo riuscite a proporre modelli nuovi e innovativi per aumentare le vendite, lo stesso non si può dire per SAAB. La SAAB, azienda svedese di grande tradizione automobilistica (furono i primi a montare un turbo sulla SAAB 99, e si ricorda anche la splendida 900), viene messa in vendita da GM, quando ormai neha spolpato tutto il possibile e svilito il marchio, nel 2009 ed è dopo molte difficoltà acquistata da un gruppo svedese che ne mantiene in controllo dal 2010 al 2012. Nell’Ottobre 2011, Spyker vende la SAAB ad un gruppo cinese, ma incontra le ostilità della vecchia proprietaria (GM), che non intende collaborare e condividere le proprie con i nuovi soci cinesi. Perciò nel Dicembre 2011 viene presentata una istanza di fallimento e l’azienda va sotto amministrazione controllata.
Nel 2012 il marchio viene acquistato da un gruppo svedese, ma di proprietà cinese, la NEVS, che vorrebbe anche progettare una versione elettrica della ormai vecchia 9-3. Ma NEVS incontra l’opposizione di Scania, che in passato era un’unica entita con SAAB, che non le consente l’uso dello storico marchio svedese. L’anno successico la Qingdao compra delle quote di SAAB e promette di produrre nei propri impianti la 9-3 destinata alla Cina. Nel 2013 riprende quindi la produzione di qualche 9-3, ma viene interrotta l’anno dopo poiché salta l’accordo con la Qingdao. NEVS è quindi costretta a chiedere istanza di protezione da fallimento e il gruppo SAAB cancella la licenza di produzione di veicoli a marchio SAAB alla stesa NEVS, che alla fine del 2014 dichiara di essere in trattativa con Mahindra, produttore indiano di automobili.
Dopo questo riassunto sulla storia recente di SAAB, se si analizza la situazione, si può notare come molte sono le colpe di GM, che più volte, per non vendere a società cinesi, ha trascinato sempre più nel baratro la casa svedese. Inoltre vedendo quello che ha fatto Geely acquistando Volvo da Ford, ci si chiede cosa sarebbe successo se Geely avesse continuato le trattative con la GM per SAAB prima di deviare su Volvo. Probabilmente ci sarebbe stato un megapolo svedese con SAAB-Volvo controllate dal gruppo orientale, nel quale si sarebbero potute perseguire diverse strategie, ma forti della condivisione delle tecnologie e piattaforme che avrebbero portato ad una riduzione dei costi. Abbandonando il fantamercato automobilistico, da appassionato, spero in una rinascita reale, sotto una qualsiasi egida, del marchio SAAB e della sua tradizione, ma date le circostanze le speranze non sono molte. Soprattutto in un mercato premium ormai dominato dai marchi tedeschi.
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