Il Barone Manfred von Richthofen nasce in Slesia a Breslau il 2 maggio 1892, da una famiglia di junker prussiani. Da giovane è un notevole ginnasta e cavallerizzo, ma ama anche la caccia. Dopo un’educazione militare, diventa perciò alfiere in un reggimento di Ulani (1911). Allo scoppio della Grande Guerra, combatte contro i Russi in Polonia e poi sul Fronte Occidentale, in Lussemburgo, Belgio e Francia. In trincea, davanti alle mura di Verdun, si guadagna la Croce di Ferro, ma si rende conto che in questa guerra non c’è posto per la cavalleria. Dinanzi alla prospettiva di essere assegnato alla Sussistenza, presenta domanda per il passaggio alla nascente arma aeronautica, la Luftstreitkräfte.
Dopo la gavetta come osservatore e il primo abbattimento – non accreditato perché caduto dietro le linee nemiche –, comincia l’addestramento da pilota. É scelto dall’asso Oswald Boelcke per la sua squadriglia e, dopo la sua morte, ne custodisce fedelmente gli insegnamenti. Richthofen predilige uno stile poco spettacolare, ma affidabile ed efficiente. Dopo la prima vittoria aerea (17 settembre 1916), ordina una coppa d’argento, riportanti incisi la data e il tipo d’aereo abbattuto. A quota 60, di fronte alla penuria d’argento in Germania, smette pur di non utilizzare metalli meno nobili. A novembre, duella con l’asso alleato Lanoe Hawker, da lui stesso definito “il Boelcke britannico”, uccidendolo.
Il gennaio 1917, segna l’inizio della leggenda del Barone Rosso. Dopo la sedicesima vittoria, riceve la Pour le Mérite – detta famigliarmente Blue Max –, la più alta onorificenza imperiale. Inoltre, diventa comandante della squadriglia da caccia Jasta (Jagdstaffel) 11. Inizia allora a dipingere i propri apparecchi di rosso vivo, presto imitato dal resto dei suoi uomini. La sua unità è formata dai migliori piloti tedeschi, spesso addestrati da lui stesso. Spiccano i nomi del fratello Lothar von Richthofen, più tardi generale della Luftwaffe, e di Hermann Göring, futuro gerarca nazionalsocialista e Ministro dell’Aviazione durante il Terzo Reich. Sotto il suo comando, lo Jasta 11 si copre di gloria: nel corso dell’“aprile di sangue” 1917, il solo Richthofen abbatte 22 aerei britannici, di cui 4 in un giorno solo.
A giugno, diviene comandante del 1° stormo caccia, appena formato. Formato da squadriglie che si distinguevano per la loro mobilità nell’azione e per i loro apparecchi colorati, esso diventò noto come il “Circo volante” o “Circo Richthofen”. Di lì a poco, è ferito alla testa e costretto ad atterrare. Dopo una serie di difficili operazioni, torna a combattere, ma non sarà mai più in forma come prima. Tuttavia, rifiuta di abbandonare le operazioni di volo, affermando che i comuni soldati non godevano di questa opportunità. É così che arriva ad annoverare ben 80 vittorie accreditate, prima di incontrare la sua sorte.
La mattina del 21 aprile 1918, il Barone Rosso sta sorvolando la Somme, battendosi contro una squadriglia di Sopwith Camel britannici. Mentre incalza il tenente canadese Wilfrid May, per trarre d’impaccio il cugino Wolfram von Richthofen, è a sua volta puntato dal capitano Arthur Roy Brown. Intanto che si disimpegna, inavvertitamente viene a trovarsi sopra le linee nemiche. In quel momento, il sergente australiano Cedric Popkin, lo mitraglia dal basso. Colpito mortalmente al petto, l’aviatore tedesco riesce nondimeno a compiere un atterraggio di fortuna, prima di spirare, riverso sulla cloche, sussurrando “Kaputt”. Il suo triplano Fokker Dr. 1 è presto smontato dai cacciatori di souvenir, ma gli Alleati lo seppelliscono, tributandogli solenni onori di guerra. Nel 1925, la salma torna in Germania tra grandi accoglienze di popolo per essere sepolta nell’Invalidenfriedhof di Berlino.
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