La cosa straordinaria, è che ha sempre ottenuto posizioni di governo portando con sé solo una piccola dote di voti. Classica mossa da democristiano nato e cresciuto nella prima Repubblica, sostengono i suoi detrattori. E forse è anche vero, perché Pierferdinando Casini è stato esponente di spicco di partiti(ni) dai più svariati nomi – Ccd, UDC, UdC – e, nonostante la poca generosità degli elettori, è stato al Governo per lungo tempo. O meglio, ha quasi sempre fatto parte delle maggioranze che sostenevano gli esecutivi di Berlusconi e tanti altri, ma al Governo – personalmente – non ci è andato mai. Perché, si sa, è una posizione scomoda, capace di attaccarti addosso un’etichetta che poi difficilmente ti scrolli.
Per questo Casini è il nome più caldo della corsa al Quirinale a poche ore dall’inizio delle consultazioni. Pierferdinando ha una dote incontestabile, cioè quella di sapersi riciclare con classe, aiutato indubbiamente dal suo volto piacevole e dal portamento signorile. É simpatico a molti e indigesto a quasi nessuno. Ha fatto l’amore (politicamente, s’intende) con molti: da Berlusconi a Fini, dagli esponenti della sinistra a quelli più radicali. Forse non piace ai 5 Stelle, che vorrebbero un magistrato a tutti i costi e che non voteranno Pietro Grasso solo perché sono più le volte che li ha cacciati dall’aula di quelle in cui è riuscito a mandare in galera un mafioso. Casini, dicevamo, è stato compagno di letto del Cav., ha appoggiato il governo Monti, Letta e Renzi. Insomma, dove si comanda lui c’è: una volta in maniera più visibile, ora nell’ombra.
Non gli mancano gli incarichi, certo. Ora è stato premiato con la presidenza di una Commissione Affari esteri. Domani, chissà, con la Presidenza della Repubblica. Sì, perché l’interesse di Renzi è quello di non far cadere il patto del Nazareno. Berlusconi e il Premier si sono incontrati e scontrati sui nomi di Mattarella e Amato. Il primo, sostenuto dal segretario Pd, essendo un nome politicamente ininfluente e di caratura grigia, incapace probabilmente di contrastare la colorita corsa alle riforme dell’ex sindaco di Firenze. L’altro, il dott. Sottile, è caldeggiato da Berlusconi ed il perché rimane un mistero più incomprensibile di quelli di Fatima. Braccio destro di Craxi, ma non amato dal leader del fu Psi. Inoltre, non sarebbe una garanzia per le voglie di libertà dai servizi sociali del capo di Forza Italia. Insomma, Renzi e Berlusconi si trovano così al muro contro muro, e questo spiega il perché dell’uscita del vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini, dopo giorni di silenzio stampa sul toto-nomi. Il nome di Mattarella è un modo per tirare un po’ la corda, stando attenti che non si spezzi. Ai renziani, infatti, non conviene rompere il patto. Se decidessero di ricucire in toto il Pd, concedendo un nome ben visto dalla minoranza di Bersani e soci, dovrebbero poi contare anche sulla loro fedeltà quando ci sarà da far passare le riforme. Il che non è scontato, e nella migliore delle ipotesi significherebbe rivedere l’impianto complessivo delle norme che riscrivono la Costituzione. Un rischio che val la pena correre?
Forse no. Perché un nome capace di far passare ogni impasse in secondo piano esiste, ed è quello di Casini. Lui, insomma, il democristiano mai defunto, sopravvissuto alla morte della Dc, dei governi Berlusconi, del fallimentare appoggio al governo Monti. Per non parlare del più duro dei colpi ricevuti, ovvero quella campagna elettorale condotta con Scelta Civica, formazione che avrebbe dovuto spaccare il mondo (politico) e si è ritrovata disintegrata qualche giorno dopo il voto. Casini non ha solo amoreggiato con tutti, con molti ha anche litigato, ha spesso chiesto ed ottenuto la separazione. Ma non ha mai divorziato – ad eccezione che con la ex moglie, invaghito com’era della donna Caltagirone – con nessuno dei leader politici che sono passati e rimasti sulla scena. Berlusconi, pur sentitosi tradito più di una volta, come quando si è sfilato dal pentolone Pdl che voleva raccogliere tutte le formazioni dell’allora Casa delle Libertà, non solo lo ha perdonato, ma lo ritiene un amico. Forse più, quasi un figlio. Ribelle alcune volte, come tutti i giovanotti, ma pur sempre un figlio.
Per questo ieri, in gran segreto, è stato ricevuto a Palazzo Chigi. Lui stesso, come ha rivelato Kayser Soze su Panorama, avrebbe confessato di essere il nome giusto, “altrimenti Renzi non ha i voti”. E questo spiega la segretezza dell’arrivo in Piazza del Parlamento con i vetri oscurati, mentre gran parte di quelli che sono andati a ricevimento da Renzi lo hanno fatto alla luce del sole. Scoperto a causa della targa dell’auto blu (un errore tattico che poteva risparmiarsi), è da ieri sulle prime pagine dei giornali.
Può salvare il patto del Nazareno, è questa la sua arma vincente. Ma non solo. Durante la visita a Firenze, la Cancelliera tedesca Angela Merkel si è informata sulle possibilità di Casini di arrivare al Colle. A rivelarcelo, una fonte vicina al Ppe in quei giorni nel capoluogo toscano. Un appoggio internazionale che potrebbe non guastare. E aiutare Pierferdinando a salire al Quirinale. Salvando così il Patto del Nazareno.
Inoltre, dicono alcuni, non dispiace nemmeno alla mamme.
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