Da due settimane ormai il pennone del palazzo del Quirinale è vuoto, così come vuota è la poltrona presidenziale, in attesa della convocazione del Parlamento in seduta comune. Tra qualche giorno tutto tornerà alla normalità, analisi politiche riempiranno i giornali e strascichi polemici occuperanno i talk-show televisivi a seguito del discorso del nuovo Presidente.
Proprio in questo momento, mentre regna ancora il silenzio prima della battaglia e mentre i nomi sono tanti e le certezze poche, possiamo prenderci due minuti ed apprezzare ciò che di sicuro metterà tutti d’accordo: la bandiera presidenziale.
Lo stendardo attuale è stato adottato ufficialmente con la pubblicazione del decreto presidenziale sulla Gazzetta Ufficiale il 9 ottobre 2000 con la firma dell’allora presidente Carlo Azeglio Ciampi e presentato il 4 novembre successivo. È lo stesso decreto ad indicare le caratteristiche della nuova bandiera: “di rosso, bordato d’azzurro, al grande rombo appuntato ai lembi, di bianco, caricato dal carello di verde appuntato ai margini del rombo, esso carello sopraccaricato dall’emblema della Repubblica italiana d’oro”.
La bandiera si ispira a quella adottata dalla prima Repubblica Italiana, stato satellite sotto il potere di Napoleone, nato sulle ceneri della Repubblica Cisalpina nel 1802 e trasformatosi nel Regno d’Italia in concomitanza con l’incoronazione di Bonaparte nel 1805. La bandiera riprendeva allora i colori della Repubblica Cispadana, verde, bianco e rosso, ma li rielaborava in un disegno geometrico a quadri, pressoché identico all’attuale bandiera del presidente della Repubblica. La versione presidenziale del 2000 riprende questo stile, simbolo evidentemente del Risorgimento nazionale, e vede aggiunto lo stemma repubblicano in oro e il quadrato azzurro nella parte esterna, riferimento alle Forze Armate di cui è Capo il Presidente.
Lo stendardo del Presidente non viene utilizzato solamente presso la sua residenza romana ma, come spiega il sito del Quirinale, è “il segno distintivo della presenza del Capo dello Stato e segue perciò il Presidente della Repubblica in tutti i suoi spostamenti”, trovando posto su automobili, aeroplani e navi, nelle prefetture e negli incontri ufficiali durante visite nazionali e internazionali. Allo stesso modo, durante il periodo di vacanza lo stesso viene ammainato e sostituito da quello del Presidente della Repubblica supplente sul pennone di Palazzo Giustiniani, dove si trova l’ufficio di rappresentanza del Presidente del Senato. La bandiera del supplente è bianca con cornice azzurra e con l’emblema repubblicano argentato e venne introdotta nel 1986 dall’allora presidente Francesco Cossiga.
La versione attuale dello stendardo presidenziale è solo la quarta in ordine di tempo. In origine, nel 1948, non vi era alcuna indicazione normativa sulla bandiera presidenziale e la consuetudine era quella di utilizzare la bandiera italiana. Solo nel 1965 venne scelta la prima versione ufficiale da Giuseppe Saragat: un quadrato azzurro con lo stemma repubblicano in oro, colori simboleggianti il comando e il valore e tratti dalla tradizione militare italiana. Tra le altre proposte venne scartata l’idea di una bandiera italiana con il simbolo repubblicano sulla banda bianca, troppo simile alla bandiera messicana. La prima modifica avvenne nel 1990, quando il Presidente Francesco Cossiga introdusse una nuova versione, sempre quadrata, con il tricolore bordato d’azzurro. Questa ebbe vita breve, venendo modificata già nel 1992 con la terza versione, che ripristinava il modello del 1965, con l’eccezione dello stemma dorato di dimensioni minori. Motivo della sostituzione di quest’ultima versione nel 2000, tra gli altri, è stata la somiglianza eccessiva alla bandiera dell’Unione Europea, anch’essa accanto alla bandiera nazionale sul campanile del Quirinale.
L’araldica presidenziale non si scorda, infine, nemmeno dei presidenti emeriti della Repubblica (nonché senatori a vita), con un’insegna speciale introdotta nel 2001, dove ritorna lo stile geometrico: un quadrato bianco centrale, racchiuso da triangoli verdi e rossi ai quattro angoli, sormontato dalle iniziali “RI” (Repubblica Italiana”) e da una corona dorata.
Ora non ci resta altro che attendere la fumata bianca per assistere, con il naso all’insù, al prossimo alzabandiera.
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