Sarà una coincidenza, ma la strada che percorriamo per raggiungere Piazza Montecitorio porta con sé numerosi significati. Risaliamo vicolo dei Serpenti, dove ha casa l’ultimo inquilino del Colle, Giorgio Napolitano. E allora viene da pensare alle dimissioni di Capodanno e l’incognita che, ancora, cade sul Paese. Sul suo futuro Capo dello Stato, incastrato in una partita che é ben lontana dall’essere risolta. Poco più avanti, incrociamo via Nazionale, sede della Banca d’Italia. Ed allora viene da pensare che il prossimo presidente possa venire proprio da quegli uffici e che porti il nome di Piercarlo Padoan oppure dell’attuale Governatore Visco. Renzi non ha ancora fatto il nome di Mattarella quando la strada ci porta a fianco del Palazzo della Consulta. Ed allora viene da pensare che l’eletto potrebbe essere un ex giudice della Corte Costituzionale, come Amato oppure proprio quel Mattarella che, mentre ci avviciniamo alla Camera, Renzi sta proponendo all’assemblea del Pd come candidato di punta. In quel momento inizia una forte pioggia.
La decisione di Renzi rompe il patto, ha poi detto Berlusconi. Utile all’unità del partito, ripetono invece i deputati piddini che in carovana si riversano in Aula per votare. Sembrano rilassati, poiché tutto sommato sanno di dover votare scheda bianca.
Intorno a Montecitorio i giornalisti guardano sui tablet il discorso del segretario Pd di fronte ai suoi parlamentari e ai delegati regionali, sottolineando il lungo applauso ricevuto dal Premier nel momento in cui si sbilancia sul padre del Mattarellum. “Dimostra che non ci saranno franchi tiratori”, si dice sicuro qualcuno. Tuttavia, l’aria che si respira tra i grandi elettori non é così distesa. I cinque stelle sorridono, ma suggeriscono di star attenti, perché Mattarella sarebbe un nome di facciata, che nasconde dell’altro. E non sono gli unici a crederlo.
Intanto, però, dall’ingresso di via del Parlamento 24, Raffaele Fitto si avvicina a Montecitorio con un sorriso sarcastico che significa soddisfazione. Scivola senza rispondere tra le domande dei cronisti: piove sul bagnato per Forza Italia, ma Fitto può festeggiare. Almeno in parte. É questo il punto politico centrale della giornata trascorsa dentro e fuori l’emiciclo: “Fitto aveva ragione?” è la domanda che scorre tra le labbra dei deputati e senatori di Forza Italia. Lucio Malan, interpellato su questo punto, prima di rispondere fa una lunga pausa ed un respiro che lasciano intendere un rospo da mandare giù che pesa più di quanto riesca ad ammettere: “Letta lo aveva capito, Renzi non mantiene le promesse e questa cosa Fitto l’aveva già detta da tempo”. Una dichiarazione che spiega quel sorriso beffardo con cui il leader della fronda forzista è entrato in Aula. Fitto sa di aver vinto. E sarà più d’uno a dargli ragione.
Infatti, Passeggiando su via degli Uffici del Vicario, rinchiuso in un lungo impermeabile e coperto da un cappello che gli nasconde tutto il viso, il senatore D’Anna evita, non riconosciuto, la ressa di telecamere che assediano i suoi colleghi. Ma anche lui, come Fitto, non ha stampato in volto la tensione che invece ricopre altri esponenti del centrodestra. “Berlusconi é come Maradona” – ci dice – “ad una certa età può fare l’allenatore, non la mezz’ala”. La sensazione, infatti, è che Berlusconi abbia ceduto, fidandosi di Renzi senza essere in grado di metterlo con le spalle al muro, finendoci lui stesso. Con i suoi “cattivi consiglieri”.
E proprio mentre la pioggia dà un po’ di tregua e molti dei deputati e senatori scivolano via disinteressati al finale già scritto della prima elezione, al palazzo dei Gruppi parlamentari arriva Silvio Berlusconi. Nemmeno una parola, se non quella già risuonata sulle bocche di tutti i suoi collaboratori: “Renzi ha tradito il patto“. La tensione è evidente sul volto del Cavaliere e, se non sta bluffando, non nasconde la forte irritazione. La stessa che, incurante della pioggia che scende copiosa sul suo ombrello, Michela Biancofiore porta stampata sulla chioma bionda. La colpe di Renzi, a sua detta, sarebbero quelle di “non esser stato coerente”, perché “ha dimostrato di non essere gagliardo, ma un reazionario“.
Intorno al Patto ruotano tutti i ragionamenti dei grandi elettori. Mattarella lo nominano in pochi, qualcuno forse per scaramanzia, altri perché non lo considerano il problema principale. La questione “é nei modi”, come si affretta a sostenere Daniela Santanché, la quale non ha alcun veto contro il candidato del Premier. Sul Nazareno casca l’asino, che ancora nessuna ha capito chi sia. Se Renzi, che ha fatto il passo più lungo della gamba o Berlusconi, che non ha più alcun potere contrattuale. Da via del Parlamento, dove vediamo entrare in maggioranza frondisti di entrambi gli schieramenti politici, molti sostengono che ad aver perso sia Berlusconi. Altri, invece, sono certi che la “partita sia ancora aperta”. Ma dalla voce sembra più una speranza che una dichiarazione di guerra.
I diversi ingressi per l’Aula sono uno vicino all’altro e quando ormai il sole è calato sul cupolone, ognuno di essi ospita le dichiarazione di una formazione differente. I più silenziosi, ovviamente, sono i rappresentati del Pd. Non mancano invece di dire la loro i pentastellati Airola e Martelli, sostenendo che “l’inciucio non è ancora venuto fuori, il patto del Nazareno non verrà intaccato dal nome di Mattarella”. E il vero candidato? “Forse Finocchiaro, non lo so. La cosa certa è che quello che stanno facendo ora è una commedia: tutte balle. Il nazareno va avanti“. Eventualità contro cui sono disposti anche a “votare Prodi alla quarta votazione, se lo deciderà la rete”. Ma, forse, lo faranno anche senza il via libera dei militanti.
Le strade che circondano il Parlamento, nel frattempo, si sono svuotate. Non pervenuti rappresentanti del partito di Angelino Alfano, il più nei guai di tutti. Perché Matterella era fuori dai suoi schemi, da quelli che credeva di aver disegnato da una parte con Berlusconi e dall’altra con Renzi. Non l’hanno ascoltato. “Non mi sembra questo quello che si era detto” – si lascia sfuggire Cicchitto – “non so se lo voteremo, di sicuro il Pd sta occupando tutte le cariche del Potere e Renzi ha scelto una figura incapace di controbilanciare la sua indole straripante”.
Mattarella, in questa giornata tra l’Aula e le strade della Capitale è attore comprimario. In fondo, é ancora presto per il fischio finale. Alcuni già esultano, molti si dimostrano irritati. Le piace Mattarella senatore Tremonti?, chiediamo all’ex Ministro che cercava di svignarsela da una strada secondaria. “Non vede che piove? Non parlo”. Ecco, appunto. Perché sul nome nessuno ha molto da dire.
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