C’è un motivo se Alfano e il Nuovo Centrodestra hanno ceduto alle pressioni di Matteo Renzi e votato Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica. È un filo rosso che lega direttamente Roma a Milano, il Quirinale all’Expo2015, passando per il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: l’ultimo appiglio di Cl al treno dell’esposizione universale.
Facciamo alcuni passi indietro. Il giorno simbolo del crollo del sistema Cl è datato 26 ottobre 2012, quando il consiglio regionale della Lombardia si dimise in massa aprendo la strada alle elezioni anticipate e, soprattutto, alla conclusione di un’era. Quella di Roberto Formigoni, dal 1995 governatore della Regione Lombardia e responsabile indiscusso delle sue eccellenze e dei suoi affari. Abbandonando il Pirellone, confermò che il rammarico più grande sarebbe stata la certezza non poter partecipare all’evento espositivo Expo2015 alla guida della “sua” regione. Ma, soprattutto, quello di non poter controllare tutto ciò che c’è sotto: appalti, opere, infrastrutture. La palla, infatti, passò a Roberto Maroni che ha esautorato la vecchia dirigenza e inserito una nuova governance meno legata al movimento di Don Giussani.
L’Expo, in tutto questo, rappresentava e tuttora rappresenta una ghiotta opportunità: impossibile farsela scappare.
Quando Milano ottenne a Parigi l’assegnazione per l’esposizione universale, superando ampiamente la città turca Smirne, la rete di relazioni e di governo di Cl poteva vantare innumerevoli sostegni. Oltre Formigoni al Pirellone, in quegli anni Milano era governata da Letizia Moratti, che alla Compagnia delle Opere non è mai stata legata, ma che contava nella giunta due assessori provenienti proprio dall’area ciellina. Infine, Cl andò a infoltire le nutrite schiere del governo Berlusconi in carica dal maggio del 2008.
Il dramma, pero, inizia proprio a Milano. La Moratti nel 2011 perde le elezioni e i molti accusano Cl di non averne sostenuto a sufficienza la candidatura. In quei giorni, intanto, comincia a venir meno il sodalizio che legava Cl a Forza Italia e Berlusconi. Due anni dopo, la crisi definitiva: la formazione del Nuovo Centrodestra, in cui Formigoni e Maurizio Lupi, due ciellini storici, ricoprono ruoli di primo piano. Inparticolare, occupano il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Perché?
Andiamo con ordine. Il versante politico e delle poltrone è solo una parte della crisi di Cl in tutta la Lombardia. L’altro colpo l’ha ricevuto dalla Procura di Milano, che ha messo il naso – e le manette – negli affari di Expo2015. Quando nel maggio del 2014 le carte dell’inchiesta arrivano alla cronaca giudiziaria, i nomi più in vista sono in qualche modo collegati a Cl. «Comunione e Liberazione non c’entra» – ha più volte ripetuto Lupi – «il punto è la responsabilità personale di ognuno di noi e se qualcuno sbaglia deve pagare». Certo. Ma non basta: i collegamenti tra l’area ciellina e gli affari per l’opera espositiva trovano riscontri da più parti. Antonio Rognoni, di Cl e fedele formigoniano, viene arrestato nell’ambito dell’inchiesta mentre è a capo dell’Ilspa, la società Infrastrutture Lombarda che ha gestito tutti gli appalti della regione nell’era Formigoni e patteggia tre anni di reclusione. Nell’informativa della Guardia di Finanza nell’ambito della stessa inchiesta si legge: «L’indagine ha svelato una fitta rete di relazioni e di rapporti affaristici intessuta dagli avvocati Carmen Leo e Fabrizio Magri’ soggetti legati alla Compagnia delle Opere ed agli ambienti della Presidenza della Regione Lombardia». Ancora. Gianstefano Frigerio, uno dei principali indagati, nelle intercettazioni parla di Manutencoop, cooperativa rossa travolta dallo scandalo, affermando che l’azienda «al di là di quello che pensa Rognoni, è ‘così’ con Cl» e che lo stesso Lupi è loro amico. Ancora. Secondo Dagospia, Frigerio si vanta al telefono con Enrico Maltauro (ad dell’omonima impresa edile e anche lui indagato per la cupola Expo) del fatto di poter contare sull’ex Senatore di Forza Italia Luigi Grillo che a Lupi «fa praticamente da sottosegretario».
Ovviamente, il Ministro ha più volte smentito e non ci sentiamo di accusare nessuno senza il responso dei giudici.
Quello che però colpisce è il colpo inferto a Comunione e Liberazione nella sua roccaforte lombarda. Dopo aver perso Milano e la Regione a pochi mesi dall’evento espositivo che porterà fama e soldi all’ombra della madonnina, a Cl non è rimasto che aggrapparsi al Ministero delle Infrastrutture. Antonio Rognoni, infatti, era il collegamento tra il ministro e gli appalti sul territorio lombardo ed ora Lupi può gestire Expo solo attraverso il Tavolo Ministeriale aperto per garantire il completamento delle opere.
Si capisce: i numeri dell’Expo sono impressionanti per quanto riguarda gli investimenti, ed una parte molto consistente di questi vengono proprio dal Ministero di cui Lupi è a capo. In un triennio per il solo dicastero, 11,5 miliardi di investimenti più 9,3 di trasferimenti alle imprese. E dal cinque maggio 2014 ulteriori 141 milioni di euro per il Parcheggio di Cascina Merlata, la Metro 4, l’accessibilità ferroviaria Malpensa T1 e T2 e altre opere di collegamento per la zona dell’Expo. Insomma, bocconi succulenti.
Per questo, quando la notte tra venerdì 30 e sabato 31 gennaio, giorno dell’elezione di Mattarella, Alfano si è trovato a decidere se appoggiare o meno il candidato di Renzi, i pensieri sono volati anche agli appalti dell’Expo. Il Ministro dell’Interno ha smentito ricatti, ma è impensabile che, votando scheda bianca, i centristi potessero sperare di mantenere tutti i dicasteri che tutt’ora guidano. In particolare, quello dei Trasporti. Dopo l’addio al Pirellone e a Palazzo Marino, senza Maurizio Lupi alla sede di Piazzale di Porta Pia, a Cl non sarebbe rimasto alcun collegamento con Expo2015.
Ecco dunque spiegato il dietrofront: votate Mattarella.
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