Sono animali pericolosi, potenzialmente aggressivi e fortemente territoriali. Si sono riprodotti a dismisura al di fuori della loro area di provenienza e rappresentano una minaccia serissima per la sopravvivenza delle altre specie e dell’intero ecosistema. Questo per quanto riguarda Homo sapiens.
La nutria, o Myocastor coypus, è un amabile castorino che abita lungo i corsi d’acqua, assai prolifico e vorace. Sembra un grosso topo di palude, ha gli incisivi di colore arancione acceso e i quattro piedi palmati (salvo uno, che usa per pettinarsi). Dopo essere stato deportato dall’America Latina a scopi commerciali, gli esemplari fuggiti o rilasciati dai lager/allevamenti si sono diffusi in tutta Europa. Se per secoli abbiamo sfruttato e perseguitato il castorino per la sua soffice pelliccia, ora sono i danni che causa all’agricoltura, agli argini dei canali e all’ambiente in generale che lo hanno reso odiatissimo dai contadini.
Questa estate una legge nazionale ha fatto sì che le nutrie, dallo status di “fauna selvatica”, e quindi protetta, transitassero allo status di “specie nociva”, “alla stregua di animali infestanti e dannosi”. In novembre il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato senza voti contrari una nuova legge, di cui è stato relatore Carlo Malvezzi (NCD), in virtù della quale potranno essere eradicate da tutto il territorio lombardo, incluse le zone dove è vietata la caccia, “anche con le armi da sparo, il gas, le trappole e le armi da lancio individuale, per esempio le fionde”. E’ prevista anche la cattura mediante trappole e il successivo abbattimento “con narcotici o armi ad aria compressa”. Sono stati stanziati complessivamente 150.000 euro, 55.000 per lo smaltimento delle carcasse, 15.000 per l’attuazione di metodi di controllo selettivo e 80.000 per il finanziamento delle attività di monitoraggio (fonte: Lombardia Quotidiano). La legge ammazza-nutrie (nr. 32) è stata impugnata a Roma la scorsa settimana per incostituzionalità: non che qualche scrupolo morale abbia sfiorato le coscienze dei parlamentari, ma a causa dei pericoli che una caccia indiscriminata comporterebbe per l’uomo e le specie autoctone.
Per quanto gravi i danni alle coltivazioni e alla biodiversità arrecati da questi mammiferi roditori, di certo il genocidio istituzionalizzato non rappresenta una soluzione compatibile con una politica antispecista o che comunque non guardi esclusivamente agli interessi umani. Anche la sterilizzazione, per quanto incruenta, solleva problemi etici non da poco. Ci si chiede se sia legittimo intervenire direttamente contro questi animali e se non sarebbe più giusto limitarsi a contenere i danni che provocano: gioverebbe per esempio non coltivare i terreni immediatamente attigui ai corsi d’acqua (lasciando incolta una striscia di terra di pochi metri), come pure una manutenzione più attenta dei canali (oltre alle nutrie, anche l’incuria ed altri agenti antropici e naturali contribuiscono ovviamente al loro deterioramento). Per quanto riguarda le specie che occupano la stessa nicchia ecologica delle nutrie, sicuramente questi invadenti nuovi arrivati sono corresponsabili della loro decimazione: ma non suona ridicolo che proprio noi pretendiamo di soccorrerle armi in pugno sterminando le nutrie, quando in tutto il mondo fino ad oggi abbiamo sempre disastrosamente anteposto i nostri comodi all’esistenza degli altri animali (fossero o meno a rischio di estinzione)?
Oltre la Specie organizza per martedì 17 febbraio, dalle 15.30 alle 18, una protesta davanti al palazzo della regione, il Pirellone (in Piazza Duca D’Aosta, davanti alla Stazione Centrale di Milano). Il presidio si svolgerà in concomitanza con la riunione del Consiglio Regionale e sarà una valida occasione per contestare anche la decisione della Giunta Regionale di eliminare i procioni (o orsetti lavatori) che da dieci anni si sono insediati nel Parco Nord Adda. Chiunque voglia e possa partecipare, è pregato di confermare la sua presenza al n. 3358376756. Maggiori informazioni sono disponibili su facebook o sul sito dell’associazione.
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