<<Attentato!>>. Se la settimana scorsa abbiamo consacrato a Beppe Bigazzi un nostro post, ci piace oggi cominciarne uno nuovo omaggiando un altro idolo del trash specista nostrano, il giornalista nevrotico ed asservito al potere Emilio Fede, che nei bei tempi che furono soleva aprire il suo telegiornale gridando <<Attentato!>>. E all’attentato gridiamo anche noi, manifestanti animalisti antispecisti delle associazioni Oltre la Specie e Cani Sciolti, che martedì abbiamo protestato davanti al palazzo della regione contro la legge nr.32 ammazza-nutrie.
Del presidio avevamo già parlato, anticipandolo, sempre la settimana scorsa (ecco il link). Così pure dell’orrore antropocentrico per cui migliaia di castorini verranno stragiati nei prossimi mesi in tutto il territorio lombardo, sotto l’egida potente della legge (del più forte), per i danni che arrecano ai canali e alle colture. Quel che ci preme di raccontare ora e per cui gridiamo (esagerando scherzosamente) all’attentato è un fatto grave avvenuto durante la manifestazione: a pochi passi di distanza dagli attivisti che, rivolti verso la strada, sorreggevano dei cartelli, è stato lanciato un grosso petardo che ha lasciato nella vicina aiuola un cratere largo un metro. Se fosse atterrato poco più in là, qualcuno avrebbe potuto farsi seriamente male. Il responsabile è stato tempestivamente arrestato (o forse solo allontanato…) dalle forze dell’ordine, che presenziano sempre a queste manifestazioni, ed è stato facile riconoscerlo in uno dei contadini e degli allevatori che stavano protestando dall’altra parte della strada. Infatti, nonostante il comune avesse garantito agli animalisti di manifestare alle porte del Pirellone (il palazzo della regione appunto), quella posizione al nostro arrivo era ancora occupata da ben altri manifestanti, che alle 15.30 invece avrebbero già dovuto essersene andati, e che ostili a chi protestava contro lo sterminio sistematico dei castorini di Lombardia ostentavano trattori, rimorchi e camion blindati, di quelli che si usano per trasportare mucche, cavalli e maiali dai luoghi di detenzione a quelli della loro morte (l’unico spostamento in tutta la loro vita agra).
Nonostante questo episodio spiacevole, il presidio è andato per il meglio. Molte persone si sono fermate ad ascoltare quello che avevamo da dire e tra i manifestanti si sono fatti vedere persino Valerio Pocar, “Garante per la Tutela degli Animali” del comune di Milano (antispecista, intellettuale e fine giurista che sullo sporco affare delle nutrie ha appena pubblicato un suo comunicato) e alcuni inviati di Radio Popolare. Con gli animalisti hanno subito simpatizzato gli skater di Piazza Duca D’Aosta (qualche malevolo dirà che tra buzzurri ci si intende), tra cui il mitico Tako: uno skater che di lavoro fa il sushi maker (pur detestando il fatto che i clienti chiedano sempre piatti di carne e di pesce, quando il sushi invece prevede anche tante varianti vegane) e che si è prestato a questo nostro video contro l’Expo (simbolo del capitalismo finanziario e della devastazione del territorio, nonostante le sue pretese falsamente umanitarie ed ecologiste):
Tornando al lancio del petardo e alla denuncia che se ne fa in questo articolo, dall’episodio qualcuno potrebbe trarre conclusioni erronee anche se diametralmente opposte. Ci teniamo a discostarcene:
La prima è che gli animalisti siano dei vittimisti rompi-coglioni e che abbiano del buon tempo da perdere, a protestare per dei topastri che guastano gli argini e mangiano il nostro grano. Questo non è vero, perchè l’idea che si possa sparare e uccidere chiunque interferisca con i nostri piani e intacchi i nostri profitti è oltre che antropocentrica anche crudele, e va assolutamente contrastata. Nel caso specifico delle nutrie, dovremo accettare di riparare e prevenire dove possibile i guai che provocano (con i soldi di tutti naturalmente, non solo quelli dei contadini). Anche se potessimo estirparle tutte in un colpo solo, da un giorno all’altro, come con uno schiocco di dita, sarebbe comunque criminoso farlo: gli animali non umani sono soggetti politici, anche loro soffrono, anche loro hanno degli affetti e degli interessi che non sono meno legittimi dei nostri. Molti inorridiscono quando si paragona il movimento animalista a quello per l’emancipazione delle donne o dei neri (negli Stati Uniti). In realtà anche l’animalismo ha avuto i suoi martiri e quotidianamente viene combattuto e represso da chi detiene il potere a suon di processi (pensiamo ai singoli attivisti condannati a pagare multe milionarie dopo azioni di sabotaggio o di liberazione), a suon di percosse (chi è stato a Green Hill per esempio ne sa qualcosa), a suon di diffide (al filosofo Steven Best è stato vietato di mettere piede nel Regno Unito per tenere le sue conferenze) e a suon di leggi anti-terroristiche (in America, l’Animal Enterprise Terrorism Act del 2006 per esempio).
La seconda conclusione che qualcuno (questa volta gli animalisti) potrebbe trarre dal lancio del petardo, è che non solo qualche violento ma tutti gli allevatori (o i cacciatori o i vivisettori o i circensi) siano delle persone intrinsecamente cattive. Per illustrare la nostra posizione, faremo ricorso a una bella parabola. C’era una volta un uomo di nome Jim, che aveva un cuore d’oro. Aveva una parola gentile per tutti, faceva l’elemosina, non aveva occhi che per la sua donna e i loro bambini, che amava devotamente. Non che ci provasse gusto, ma Jim (quest’uomo dal carattere encomiabile) aveva trovato lavoro nel traffico degli schiavi di colore: quando incatenava nella stiva della nave torme di negri spauriti, se ne vedeva uno particolarmente afflitto o indebolito, gli rivolgeva umanamente qualche parola di conforto, gli dava da bere un sorso d’acqua o gli passava di nascosto un tozzo di pane. Lo stesso discorso vale per tutti gli uomini e le donne implicati nello sfruttamento dei non umani: tanti allevatori (e gente affine) saranno senz’altro persone squisite, magari qualcuno vorrà anche bene agli animali che tiene prigionieri o che porta al macello (ogni tanto accarezza loro la schiena o li rinfresca con la pompa dell’acqua). Il problema non sono le persone e la loro presunta natura maligna (che non esiste), quelle che vanno combattute sono le pratiche di sfruttamento e di sterminio che si sono affermate e le ideologie (speciste nel nostro caso) che le supportano.
Ci congediamo con la tenue speranza che quante più nutrie possano scampare alla caccia che verrà condotta in questi mesi e con la certezza che gli attivisti antispecisti non si stancheranno di lottare per e insieme a loro.
Foto e video di Alessandra Picci e Alessandra Galbiati.
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