“Gli studenti universitari che vogliono andare a lavorare in azienda si laureano spesso in economia, ma pochi di loro sono convinti che useranno veramente i concetti illustrati nei corsi. Quegli studenti hanno capito una verità fondamentale: ciò che imparano nei corsi di economia, non li aiuterà a gestire un’impresa.”- Un’paese non è un’azienda, Paul Krugman.
Con una laurea di economia triennale alle spalle e la speranza di conseguire in tempi brevi quella specialistica, non posso che essere più che d’accordo con questa frase, ma del resto è stata scritta da un premio Nobel! Le cose che ho veramente imparato durante gli anni dell’università sono tante, ma quelle veramente utili, si contano fra le dita di una mano. Ho imparato a ingoiare rospi e sottostare ai capricci di professori lunatici, a dar fondo alle mie doti diplomatiche senza commettere reati ogni volta che sono andata al polo studenti … ma soprattutto, ho imparato che il tempo è denaro. Perché nonostante le bagianate che ci raccontiamo fra i chiostri, quello che conta nel mondo là fuori, è che tu rispetti le scadenze. Nessuno ti darà una medaglia perché sei riuscito a laurearti mentre lavori, ma quello che ci si aspetta è che tu abbia conseguito la laurea nei tempi previsti.
Il tempo è denaro quindi, bisogna impiegarlo in modo efficiente e se lo si risparmia tanto di cappello. Ed è per questo, che anche sul fronte relazioni interpersonali, ciò che conta è risparmiare tempo. Detto fatto, nell’era degli smartphone, tablet e del marketing emozionale, nascono Meetic, Tinder e The Legue: le nuove frontiere dell’amore 2.0!
La prima volta che ho sentito parlare di Tinder è stato su celebitchy.com quando è scoppiato uno “scandalo” sul fatto che i dipendenti della regina Elisabetta II usassero l’app durante l’orario di lavoro. Insomma, mettetevi nei panni della regina o della povera Katy-waity-no-more-waity private della libertà di sedersi su un divano vittoriano poiché afflitte dal dubbio che possa essere ricoperto di liquidi corporei- per dirla alla Posh: “Ewwww!”
Per chi non lo sapesse, Tinder, è un’app per incontri che si avvale del gps per localizzare altri utenti entro un determinato raggio. Da quel che ho capito, funziona più o meno così: ci si registra, si compilano i campi relativi a sesso, età, preferenze varie e si specifica il raggio di caccia. Ogni volta che qualcuno che rientra nei paramentri penetra il territorio, si riceve una notifica con la foto. Se la foto è interessante, si mette un like. Se si riceve un like in cambio anche dalla controparte, allora si apre una finestra di chat et… voilà!
Lanciata online nell’agosto del 2012 e nata come app per gli studenti della University of Southern California, Tinder è oggi disponibile in 24 lingue e vanta 22-24 milioni di utenti.
Ma non è finita qui, perché come esiste la versione uptown di Facebook, a.k.a. Linkedin, non poteva che esistere la versione uptown di Tinder, ovvero The League.
Il meccanismo è lo stesso, se non fosse che l’iscrizione è su invito ed è riservato solo a studenti meritevoli della Ivy League e/o start-upper multi-milionari. Insomma, se non appartenete ad almeno una delle due categorie, mettetevi l’anima in pace che tanto non c’è trippa per gatti! Anche perché come dice lo slogan, Date. Intelligently!
Insomma, se siete persone impegnate, cercate di sfruttare a pieno quel buco da 15min fra la pausa pranzo e l’appuntamente in palestra, mica vorrete rischiare di perdere tempo con la plebaglia?!
Per quello che mi riguarda, mi ritengo una persona davvero molto fortunata ad aver trovato uno dei rari esemplari di uomo che non possiede uno smartphone. Una di quelle che sa ancora cosa vuol dire prendere in mano un telefono e invitarti fuori a cena, una di quelle che ti chiama per chiederti se vuoi che colga delle rose dal suo giardino o per dirti di tenerti libera il venerdì sera perché ha prenotato dei biglietti a teatro.
Ebbene lo confesso, sono una romantica patentata, una donnicciola che si commuove guardando “I passi dell’amore” e che ha passato l’adolescenza sognando un Mr. Darcy moderno in sella ad una Bianchi bianca e le Clarcks ai piedi. Troppo poco mainstream?
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