«¡Viva la Muerte!»
José Millán-Astray Terreros nasce a La Coruña, in Galizia, figlio di due scrittori, il 5 luglio 1879. A scorno del padre, che lo voleva avvocato, egli insiste per la carriera militare, entrando a soli 15 anni alla prestigiosa Accademia di Fanteria di Toledo. A causa delle ribellioni a Cuba e nelle Filippine, il governo spagnolo ha bisogno di ufficiali, e così il giovane José segue un corso abbreviato e diventa sottotenente a soli diciassette anni, passando alla Scuola Superiore di Guerra di Madrid. Tuttavia, scalpita per andare al fronte e si unisce da volontario ad un battaglione in partenza per le Filippine. Qui si distingue nella difesa di San Rafael, tenendo testa agli insorti con appena trenta uomini, e guadagnandosi la Cruz de María Cristina.
S’inaugura così una brillante carriera militare da ufficiale delle forze coloniali di un impero in totale disfacimento. Persi i possedimenti d’oltremare, resta da difendere solo il Marocco spagnolo, insidiato dai ribelli del Rif. Dopo il matrimonio bianco con Elvira Gutiérrez de la Torre, figlia di un generale, Millán-Astray pensa alla creazione di un corpo di volontari stranieri sul modello della Legione Straniera francese, le cui azioni in Algeria egli segue con attenzione, come osservatore militare.
È così che finalmente, il 28 gennaio 1920, su autorizzazione del Ministro della Guerra, il gen. José Villalba Riquelme, è fondato il Tercio de Extranjeros, che già nel nome si richiama alla valorosa fanteria della Spagna asburgica e alle glorie passate. Il comandante è Millán-Astray, con il grado di tenente colonnello, il quale si avvale della collaborazione di un altro giovane e brillante ufficiale galiziano: Francisco Franco de Bahamonde. Di lì a poco, il nuovo corpo ha il suo battesimo del fuoco in Africa, in un aspro conflitto coloniale dipinto dallo stesso Millán-Astray, come un proseguimento della Reconquista contro i Mori.
Al comando di Millán-Astray, la formazione si copre di gloria, e il suo comandante non rifiuta affatto di impegnarsi in prima persona, a costo di gravi ferite. Il 17 settembre 1921, ad Amadì, è ferito al petto, mentre sta impartendo ordini. Il 10 gennaio 1922, dopo la battaglia di Draa el-Asef, riceve una ferita alla gamba durante il ripiegamento dal fronte. Il 26 ottobre 1924, raggiunto il grado di colonnello, viene intercettato dal nemico prima che possa raggiungere la sua unità ad Ain Yedida. Mentre arringa i suoi soldati dalla prima linea, è ferito al braccio sinistro, che dovrà essere amputato col sopraggiungere della cancrena. Infine, il 4 marzo 1926, mentre ispeziona le nuove postazioni a Loma Redonda, un colpo di fucile gli spezza la mascella sinistra e gli distrugge l’occhio destro.
José Millán-Astray passa così alla leggenda come El Glorioso Mutilado. Egli suole apparire in pubblico, in uniforme del Tercio, con un bastone, una benda nera sull’occhio destro e un guanto bianco sull’unica mano. Impulsivo, temerario, sprezzante del pericolo, sciovinista, spietato anche rispetto ai suoi colleghi: in lui s’incontrano l’epopea imperialista europea e il culto della Morte del barocco spagnolo, Lawrence d’Arabia e Tomás de Torquemada.
Caduta la dittatura di Miguel Primo de Rivera, egli è messo da parte con la mansione di direttore dell’ufficio stampa del corpo dei veterani feriti. Tuttavia, partecipa all’alzamiento contro la Repubblica Spagnola il 18 luglio 1936, dove svolge un ruolo molto importante come propagandista, contribuendo alla costruzione del mito di Franco. Risale a questo periodo, per la precisione al 12 ottobre 1936, il suo famoso scontro con il filosofo Miguel de Unamuno, nel corso del quale pronuncia la famosa frase “¡Muera la intelligencia! ¡Viva la muerte!”.
Dopo la guerra, è Ministro della Propaganda e tratta burocrati e giornalisti con la stessa brutalità da caserma cui era abituato a gestire i legionari del Tercio. Nel 1941, è costretto alle dimissioni e all’esilio in Portogallo da una relazione adulterina con Rita Gasset, cugina del filosofo José Ortega y Gasset. Torna in Spagna successivamente e muore a Madrid il 1 gennaio 1954, venendo sepolto nel cimitero di Almudena.
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