Il 20 marzo 2015 (ore 15:30) l’Università Cattolica di Milano avrà il piacere di ospitare una delle firme più importanti del graphic novel italiano: Gian Alfonso Pacinotti. Questo nome dirà poco ai più, visto che l’autore è universalmente noto con il nom de plume Gipi. L’autore dialogherà con i docenti Matteo Stefanelli e Massimo Locatelli; il sottoscritto introdurrà l’incontro.
Ormai affermato da anni sulla scena fumettistica nazionale e internazionale, grazie alla pubblicazione di opere come Appunti per una storia di guerra (2004) o LMVDM – La mia vita disegnata male (2008), il disegnatore pisano si è fatto apprezzare anche da ambienti solitamente estranei alla letteratura disegnata, guadagnandosi addirittura una candidatura per il Premio Strega con il suo ultimo lavoro unastoria (2013). Per la prima volta un romanzo grafico è stato in lizza per il prestigioso concorso letterario e questo ha suscitato non poche discussioni, a cui hanno preso parte, come al solito, esperti veri e improvvisati; la riflessione più acuta che mi è capitato di leggere sull’argomento è stata proprio quella di Gipi (assolutamente da vedere, perché raramente ho letto idee così chiare e condivisibili sul fumetto). Con la consueta lucidità e con il distacco proprio dei saggi, l’autore ha dichiarato che la sua candidatura era stata probabilmente ingiusta, data la differenza sostanziale tra graphic novel e letteratura tradizionale. Anche un’eventuale vittoria non avrebbe fatto del bene al fumetto italiano, perché non sono i riconoscimenti a dimostrare la forza di un mezzo espressivo, ma soltanto le opere: “Sarebbe come considerare solo gli applausi verso una canzone senza soffermarsi sulla musica e sulle parole”. Ciò che conta è la sostanza, e nelle opere di Gipi non ne manca.
Le sue tavole, solo apparentemente “disegnate male”, e i suoi testi dimostrano una straordinaria sensibilità verso il reale. Passando con una naturalezza assoluta, lieve perché sempre sfacciatamente sincera, dal comico – spesso nella sfumatura del grottesco – al drammatico, le sue storie sono pregne di verità, anche quando si occupano di argomenti difficili da affrontare senza cadere nelle trappole della cattiva retorica. Sembra rispondere a questo desiderio di aderenza alla realtà anche la scelta di trattare temi autobiografici (LMVDM) o comunque vicini all’esperienza personale: le vite sbandate di giovani provinciali (Gli innocenti, Hanno ritrovato la macchina), la crisi esistenziale di uno scrittore (unastoria) e così via. Si simpatizza subito con Gipi (anzi, gli si vuole proprio bene) perché depone ogni difesa e mostra se stesso senza filtri, anche negli aspetti meno edificanti del suo presente e del suo passato, ricco di esperienze estreme e quasi letali. Una buona testimonianza della sua personalità è la sua prima apparizione televisiva, risalente al 2008: il suo atteggiamento, di una tenerezza commovente, immortala bene la sua natura di uomo e di scrittore. L’immagine di Gipi che ci si forma leggendo i suoi libri è esattamente quella che si vede in nell’intervista. Se non ci credete, venite a vederlo dal vivo e ne avrete la prova.
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