Per dirla col signor Paleari, de Il fu Mattia Pascal, che farebbe l’Oreste di Sofocle se mentre si accinge a compiere l’atto supremo della sua vendetta, uccidendo la madre che ha ucciso suo padre, il fondale del teatro d’un tratto si strappasse e insieme ad esso si sfaldasse tutto quell’universo di valori che muove il braccio dell’eroe e lo spinge a portare a termine i suoi propositi omicidi? Non rimarrebbe Oreste basito e interdetto, messo di fronte alla necessità di rivedere tutti i presupposti che riempiono di significato la sua azione, ora che il contesto è stato stravolto e al tempo stesso ingigantito? Da quando all’umanità sono state inferte quelle tre ferite narcisistiche (per mano rispettivamente di Copernico, Darwin e Freud) che le impediscono di continuare a pensare se stessa al centro dell’universo, separata ontologicamente e cognitivamente dalla schiera multiforme degli altri abitanti di questo pianeta, la questione dei nostri rapporti con le diverse specie animali non è mai stata radicalmente messa in discussione: o meglio, ad una sua (recente) messa in discussione non è corrisposta una doverosa presa di coscienza collettiva e una seria ricaduta nella prassi. Pratiche di dominio e un’ideologia autogiustificante ben consolidate nel corso della storia hanno permesso che cambiando tutto, tutto rimanesse come prima. Ieri come oggi, “gli animali” sono trattati e percepiti alla stregua di mezzi in balia dei bisogni e degli interessi umani. Qualsiasi modalità alternativa di convivenza è rigorosamente relegata al campo dell’utopia.
Il titolo dato alla conferenza che si terrà all’Università Cattolica di Milano questo giovedì alle 17, “Animali e Filosofi”, lungi dal voler rappresentare un’offesa alla dignità dei relatori che vi parteciperanno, si riferisce al contrario alla banale considerazione secondo cui tutti i filosofi sono innanzitutto esseri umani e tutti gli esseri umani, prima ancora, devono per forza essere animali (sempre che le teorie evoluzionistiche meritino una qualche stima da parte nostra). Enrico Giannetto, Professore di Filosofia Contemporanea e di Storia del Pensiero Scientifico all’Università di Bergamo, Gianfranco Mormino, Professore di Storia della Filosofia Morale all’Università di Milano e Massimo Filippi, Professore di Neurologia al San Raffaele e filosofo antispecista interverranno in questo incontro dedicato ai temi dell’antropocentrismo e dell’animalità. Il dibattito sarà presieduto dal Professor Massimo Marassi, Direttore del Dipartimento di Filosofia dell’Università Cattolica, e vi prenderanno parte anche altri docenti dell’Ateneo tra cui Lucia Urbani Ulivi (Filosofia della Mente), Roberto Diodato (Estetica), Mariachiara Tallacchini (Filosofia del Diritto) e Franco Riva (Etica Sociale e Antropologia Culturale). L’evento sarà aperto al pubblico, anche se in caso di esaurimento posti la priorità sarà data agli studenti e alle studentesse universitari.
Si considera specista il pensiero di chi legittima la discriminazione, lo sfruttamento e la violenza su animali di altre specie in base alle mancanze che le contraddistinguono rispetto a quella umana, secondo un ragionamento appunto prettamente antropocentrico. Le nozioni di specismo e antispecismo nascono in filosofia in ambito anglosassone, negli anni Settanta del Novecento, coniate sui concetti affini di razzismo e antirazzismo, sessismo e antisessismo. Da allora sono stati tentati approcci interpretativi anche molto lontani dall’utilitarismo di Peter Singer e dal giusnaturalismo di Tom Regan (considerati i due apripista dell’antispecismo), spaziando “dall’hegelo-marxismo alla fenomenologia e all’ermeneutica, dal pensiero della differenza al postumanismo”. Nei limiti di tempo che saranno dati, questi tentativi di criticare e superare il baratro culturale e materiale che si è spalancato a separare l’umano dal resto del vivente saranno affrontati e discussi all’incontro di giovedì, che è stato organizzato dai rappresentanti degli studenti della Facoltà di Lettere e Filosofia con il gruppo ULD – Studenti di Sinistra e la redazione della rivista Torquemada.
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