La morte insensata di centinaia di disperati al largo delle coste libiche non dovrebbe indurci a discutere poi chissà quanto. I politicanti di professione fanno semplicemente il loro mestiere riversando sul nemico elettorale la “responsabilità” di questa tragedia… Ma noi che cosa abbiamo da dire?
Nulla. Dopo aver letto la prima pagina del quotidiano preso sul sedile della Metro, dopo aver spento la rassegna del TG1 o di Sky Tg24 torneremo alle nostre vite, ai nostri problemi, alle nostre priorità.
Lo starei per fare anch’io se non riuscissi a togliermi dalla testa quel fastidioso pensiero che mi mette di fronte ad un’angosciante verità: mentre io mi danno per l’esame che non riuscirò a preparare in questo mese, ci sono persone (magari anche di poco più grandi di me) che hanno abbandonato quest’esistenza terrena nella stiva di una barcaccia. Che hanno avuto modo di contare i minuti in cui l’ossigeno lentamente si esauriva nel loro sarcofago.
Per questo qualcosa, alla fin fine, la dirò. E dirò innanzitutto che non mi farei particolari problemi di ordine morale ad espropriare i beni di tutta la marmaglia subproletaria che in questo momento esulta sotto ai post di Matteo Salvini o nei commenti di Libero, per investirli, magari, nell’ennesimo Mare Nostrum. Il fatto è che questo non cambierebbe assolutamente nulla.
Nella polemica sullo “sciacallaggio” subito traghettata dal PD e dalla sua lista civetta SEL, infatti, se proprio dovessi trovare qualcuno “meno nel torto” sarebbero proprio Salvini. Perché non è con un’imponente flotta di pattugliamento per il Mediterraneo che si eviteranno altre stragi di migranti: Laura Boldrini e gli editorialisti dell’Espresso più svegli lo sanno benissimo.
I viaggi della morte si contrastano solo nel prevenirli. Ed un tempo, diciamolo, li prevenivamo eccome con degli ottimi rapporti diplomatici con la Libia socialista del Presidente Muammar Gheddafi. Finché un giorno del 2011, gli stessi che oggi fingono di strapparsi i capelli per questa stage, hanno preferito mettere al comando di Tripoli gli scafisti. E lo hanno preferito per ragioni di sudditanza politica ed economica, dettate dalla falsa sicurezza che contraddistingue l’arido burocrate al servizio del Sovrano, ma ben nascoste dietro a grida senza senso inneggianti alla democrazia, alla libertà e all’abbattimento di ogni dittatura.
Ora, quelle grida si tramutano in lacrime (più o meno sincere) di coccodrillo, lacrime di coccodrillo che si riversano al largo delle coste libiche dove giacciono tante, troppe, vittime del loro vigliacco opportunismo politico.
Lorenzo Roselli, lo ieromonaco
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