Expo sì, Expo no, Expo un caz! – per parafrasare una vecchia canzone di Ricky Gianco. Nel mio caso è andata proprio così: assunto da Coop Lombardia a tempo determinato, sono stato licenziato ancora prima di metterci piede, a Expo. Avrei dovuto lavorare nel rutilante “Supermercato del Futuro”, avevo già completato un periodo di formazione teorica e di addestramento pratico in un Ipercoop, e mi avevano anche già dato le uniformi – stilosissime come solo noi italiani sappiamo fare, casual senza rinunciare all’eleganza.
Il giorno prima dell’inaugurazione del mega evento, però, vengo convocato nella sede centrale. Ci spiace signor C. – afferma contrito il signore dell’ufficio personale – il nostro rapporto di lavoro termina qui. Il motivo? – chiedo. La Questura di Milano non le ha rilasciato il pass per accedere all’area Expo – risponde. E aggiunge: Non ne sappiamo le ragioni. Capisce che se non può entrare in Expo e noi l’abbiamo assunta per lavorare ad Expo, da parte nostra il contratto decade. Arrivederci.
Potete immaginare la mia faccia da triglia dopo questa metaforica pedata nel sedere. Cosa mai avrò fatto di male, essendo un giovanotto incensurato?. Penso a mia madre che mi dice di tagliarmi le basette una buona volta, al fatto di preferire il nero per il mio abbigliamento (è che sono negato con l’abbinamento dei colori), al fatto di ostinarmi ad andare ai cortei e a frequentare gli spazi sociali. Qualunque sia la ragione, forse sono troppo brutto per rappresentare l’eccellenza italica oppure qualche funzionario zelante pensa che sia potenzialmente pericoloso per Expo, peraltro su basi inesistenti. Quel che è certo è che non ricevo nulla di scritto, né dall’azienda né dalla Questura. Meno male che “La Coop sei tu”.
Così ora mi ritrovo senza un lavoro e con un licenziamento non ben motivato. Alla faccia degli slogan su occupazione, opportunità e rilancio, nella Milano di Expo succede anche questo. Non sapevo a che santo votarmi, poi per fortuna m’è apparso San Precario.
Questo articolo, comparso per la prima volta su Precaria, è stato scritto da Ugo Fosco.
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