Che cos’è per te il BDSM? Hai avuto molte esperienze?
«Sì abbastanza direi, ho un bel po’ di esperienza. Per me il BDSM è un fatto soprattutto mentale, certo l’aspetto fisico e sessuale è fondamentale, ma ciò che più conta è la mente… la psicologia.
È una passione da tener nascosta e da condividere solo con persone come me».
Quando hai scoperto questo mondo e in che modo?
«Da ragazzino sono sempre stato attratto dal sesso spinto. Quando ho scoperto l’esistenza dei film porno ero attratto da quelli più spinti, le cose che vedevano i miei amici mi annoiavano.
Poi durante il liceo vidi Histoire d’O e la scena dell’abuso mi faceva eccitare parecchio. Così iniziai un po’ a vedere roba su internet e ho iniziato a capire che quel mondo mi affascinava. All’epoca ero fidanzato e così con la mia ragazza provavo a far roba un po’ più spinta, ma lei non era d’accordo.
Il secondo fatto determinante è avvenuto quando avevo 19 anni. C’era una mia amica con cui uscivo, lei mi piaceva, così una sera quasi scherzando lei iniziò a dire che sognava di essere legata, frustata, bendata sottomessa. Così quasi per caso iniziammo ad incontrarci e man mano il nostro divenne un rapporto molto intenso: Master-slave.
Purtroppo con il tempo lei si innamorò anche del lato “normale” di me… e questo portò a conclusione il nostro rapporto. Da allora ho avuto svariate esperienze di vario tipo».
Cosa significa per te essere Master?
«Partiamo da una cosa fondamentale: bisogna saper distinguere questo dalla vita vera. Io nella vita vera sono Pietro, un ragazzo di 32 anni che ha la fortuna di aver studiato e di avere un signor lavoro che al giorno d’oggi è davvero una fortuna. Quando invece faccio il Master io lascio uscire la parte più nascosta e più recondita di me
Per me essere Master vuol dire essere capace di portare una slave a godere della propria umiliazione e sofferenza. Anche se io non sono per infliggere dolore fisico, ma mentale. Il BDSM ha diverse sfumature».
Non sei per infliggere dolore dici, o perlomeno non in maniera esagerata. Detta così è generica potresti essere più esplicito? La percezione del dolore è soggettiva… cosa significa poco dolore?
«Non amo fare del male alla mia slave, non uso pratiche come aghi, fisting, sospensioni e quella roba lì. Io sono più per l’umiliazione, non sono un sadico ecco. Certo un po’ di dolore per una slave è indispensabile, formativo aggiungerei, ma io credo che un vero Master debba riuscire a farsi rispettare senza l’uso eccessivo della violenza. Amo altre pratiche, tipo usare le mollette, la cinta, il cucchiaio di legno, ma soprattutto io uso le mani una bella sculacciata oppure qualche schiaffo».
Urina e sperma possono essere umilianti? Loro sono sempre disposte o possono rifiutarsi di fare qualcosa?
«Io adoro far bere alla slave il il mio sperma e praticare pissing.
Se sono slave certo possono dire di no, è un rapporto alla pari. Anzi in realtà è sempre la slave che “comanda”, che pone i limiti. Solitamente metto una safeword, una parola usata per interrompere qualunque pratica in qualunque istante».
Si chiarisce prima cosa sì e cosa no?
«Prima ovviamente, ma su alcune cose non si transige. Magari il pissing su una novizia si può anche evitare, ci si arriva in modo graduale ma altre pratiche no, sono fondamentali. Alcune credono che farsi sculacciare durante una pecorina sia BDSM, non è così! La sculacciata è una delle pratiche ma non si ferma tutto lì, c’è ben altro.
Se vuoi una mia definizione: il BDSM è un gioco di ruoli dove in piena consapevolezza le parti in gioco godono nel donarsi piacere reciprocamente, una parte subisce, l’altra domina, ma è un rapporto alla pari con un unico scopo: provare piacere. Bisogna godere dell’essere quello che si è. È un gioco di ruoli!»
Frequenti club?
«No, mai frequentati, non voglio farmi vedere in giro.
Magari sono un po’ bigotto su questo, ma io ho la mia vita, il mio lavoro, i miei giri. Non voglio che si sappiano in giro queste mie pulsioni. In Italia la gente ha la mente chiusa; per molti fare queste cose è da malati mentali, però poi tutte e tutti si eccitano come pazzi a pensare di essere schiava o Padrone in base alle proprie inclinazioni. C’è chi ha il coraggio di lasciarsi andare e chi no! Tutto qui!»
Hai perfettamente ragione. Ma come riesci allora a trovare slave nella vita reale?
«Fino a oggi sempre per caso, nella mia cerchia di amicizie e conoscenze
sai si finisce spesso a parlare di sesso e io cercavo di comprendere chi potesse in realtà nascondere un lato da slave e solitamente ci prendevo sempre. Comunque non ho avuto masse di slave, ne ho avute tre-quattro in tutto. Quando non ne ho posso farne a meno, sono stato a lungo fidanzato, ho avuto le mie “trombamiche”. Non è che senza quello non so vivere, attenzione. Da quando mi sono trasferito in Emilia per lavoro ho iniziato a cercare su internet, ho trovato due slave con cui ho fatto alcune “sessioni”».
E nel web si trovano?
«Troppi fake, pazzi, esauriti in giro su internet.
Per le donne è ancora più difficile aprirsi a questo mondo nel nostro Paese».
Per concludere, cosa ne pensi del porno? Può avere conseguenze negative?
«Il porno può divenire un problema certo, come tutte le cose il troppo stroppia. Spesso a causa del porno le persone perdono il contatto con la vita reale, quella vera».
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